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La Caccavella

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Manifesto

In questa pagina ti racconto un po’ i miei punti fermi. Per alcuni potrebbero sembrare semplici fissazioni, ma per me sono il terreno fertile in cui tutto il blog affonda le radici. Se percepisci una piccola affinità stampa il manifesto e tienilo in cucina 🙂

Com’è nato il manifesto

Rispetto profondamente tutte le scelte alimentari. Ognuno nel rapporto con il cibo può trovare il suo equilibrio. Penso si possa essere anche onnivori e consapevoli, ma non condivido i surrogati. Se si sceglie di non mangiare carne, per motivi etici o salutistici, perché si dovrebbero comprare bistecche di seitan, confezionate per somigliare il più possibile alla carne? Oppure si sceglie il supermercato “Bio” e poi ci si ritrova il carrello pieno di pacchetti di plastica e alimenti surrogati vegetali simili ai salumi! Il Biologico dovrebbe essere sinonimo di semplicità, essenzialità.

L’alimentazione dovrebbe essere soprattutto una scelta consapevole, se mangio il tofu devo sapere che ci sono coltivazioni intensive di soia che hanno distrutto l’economia e la biodiversità di interi paesi. E non posso inveire solo contro gli allevamenti intensivi! Questi sono solo pensieri in libertà, convinzioni personali maturate in questi ultimi anni. Fanno parte di un percorso in evoluzione, iniziato da qualche anno e ancora in corso.

Ecco come la penso

Il mio approccio con l’alimentazione e il benessere è soprattutto orientato verso il recupero di tradizioni culinarie preparate con alimenti freschi, di stagione, e lavorati il meno possibile. Le generazioni passate hanno sempre trovato il modo di nutrire più persone possibile, con il minimo di alimenti.

Una visione globale. Pensare che l’essere umano è solo un piccolo anello di una catena in equilibrio precario. Gli animali possono essere allevati senza crudeltà; se si mangia carne 2-3 volte al mese e non tutti i giorni, non abbiamo certo bisogno di intere praterie destinate agli allevamenti. Ma lo stesso discorso vale per l’agricoltura, se ogni paese riuscisse ad apprezzare la sua biodiversità tutto tornerebbe, lentamente, al suo posto. L’industria agroalimentare ha contribuito alla distruzione di questo equilibrio, ma il potere è (almeno in teoria) nelle mani del consumatore! Sono le nostre scelte al supermercato che orientano questa distruzione.

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Le regole che cerco di seguire

Queste sono le piccole regole che cerco nel mio piccolo di seguire ogni giorno, almeno per dire che ci ho provato. I prodotti biologici e certificati sono molto più costosi, ma se ci abituiamo a mangiare meno sarà la nostra salute a giovarne, oltre al portafoglio.

  • Leggere sempre l’etichetta: ormai per me è un’abitudine sia per prodotti alimentari che cosmetici. Saper cosa c’è in quello che mangiamo è d’obbligo, Conservanti, coloranti, additivi e aromi sono dappertutto. L’etichetta ci aiuta a capire la provenienza, quanti chilometri ha fatto fino allo scaffale, ma anche a risparmiare. Molti prodotti con marchi diversi sono fatti dalle stesse ditte.
  • Consumare frutta e verdura di stagione: dovrebbe essere la base di qualsiasi alimentazione, non solo per ovvi motivi di produzione. La natura provvede naturalmente, con i cicli vitali alle nostre necessità. Le arance arrivano in tempo per fare scorte di vitamine per il freddo, le albicocche quando andiamo al mare. E poi, secondo me, c’è il piacere dell’attesa. Intuire l’arrivo dell’autunno dall’odore del mosto è un piacere impagabile.
  • Limitare il consumo di carni e derivati animali: si può scegliere di non mangiarne, come si può scegliere di mangiarne una quantità notevolmente ridotta. Qui il biologico dovrebbe essere la prassi. L’uso di antibiotici e ormoni della crescita ha ormai inquinato tutta la catena alimentare.
  • Scegliere prodotti imballaggio minimo: scelta ormai ovvia e quasi obbligatoria. Ancora si producono troppi imballaggi, fra un po’ non ci sarà più spazio per noi. L’ideale sarebbe scegliere prodotti sfusi e ricaricabili.
  • Scegliere prodotti semplici e poco lavorati: meglio un frutto che un succo di frutta, pieno di zuccheri aggiunti e coloranti. Prima raffiniamo la farina, privandola di tutti i nutrienti, e poi per insaporire il pane aggiungiamo additivi e sale in quantità. L’integrale è meglio!
  • Preferire il km 0: lo so la voglia di ananas è irrefrenabile, ma se ne può limitare l’uso. Vicino alle nostre città ci sono agricoltori e allevatori che sarebbero felici di condividere con noi i prodotti del loro lavoro. In questo i gruppi di acquisto solidale possono essere molto utili. Si può scoprire una rete di produttori invisibile, e si può sostenere con il consumo l’economia locale.
  • Informarsi: L’alimentazione e la cosmetica, come la legge, non ammettono ignoranza. Siamo sempre connessi con il mondo e non è tollerabile non chiedersi cosa ingeriamo ogni giorno, da dove viene l’insalata nel frigo, o cosa ci spalmiamo sulla pelle.

Interazioni del lettore

Commenti

  1. Cle

    21 Set, 2013 alle 8:58

    Letto, sottoscritto e confermato!
    Sante parole!
    Bentrovata! 🙂

    Rispondi
    • LaCaccavella

      21 Set, 2013 alle 9:12

      Grazie mille
      benvenuta anche a te
      Buona giornata 😀

      Rispondi
  2. Mari

    29 Set, 2016 alle 22:39

    La questione dei surrogati è molto semplice: ci sono persone che non mangiano carne per diverse ragioni. Alcune hanno tra queste ragioni anche il fatto che come alimento la carne a loro non è mai piaciuta. Altri invece hanno amato il gusto della carne, o di certe carni, ma hanno scelto di non mangiarla, chi per l’ambiente, chi perché se può mangiare senza che un essere senziente con la stessa intelligenza emotiva del proprio cane muoia, sceglie di farlo. Chi per ragioni di salute. E queste persone sono contente a volte di ritrovare sapori e consistenze simili a quelli a cui sono stati abituati in qualche surrogato. Non ci vedo nessuna contraddizione, le persone non smettono di mangiare carne per ragioni di sapore, ma per tutto ciò che sta dietro a quel sapore.

    Rispondi

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Mi piace cucinare, ma non tutti i giorni, accumulare libri e fare colazione in giardino. Adoro viaggiare, ma ancora di più tornare a casa. Benvenuti nella mia cucina, dove non mancano mai gli asparagi selvatici in primavera, i peperoni d’estate, la zucca in autunno e i friarielli d’inverno …

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